Too Cool for Internet Explorer

Il popolo-colesterolo, quello buono vota bene, quello cattivo è zozzone

3 Luglio 2016 da Emilio Conti

di Alessandro Robecchi – www.alessandrorobecchi.it

Insomma, ecco qui: abbiamo un problemino col popolo. A giudicare dai solenni scritti sul referendum britannico sembrerebbe una gran rottura di palle, e le analisi si concentrano sulla particolare composizione dell’elettorato inglese: da una parte i colti, benestanti, saggi, europei con casa in centro, libri e afflato democratico, e giovani; dall’altra buzzurri, contadini, anziani scontenti, razzisti, xenofobi e tutti quelli che fanno la doccia solo al giovedì. Non è facile trovare le parole per questo, ma si può sempre provare: quello buono è il popolo, e gli altri sono i populisti.

Ora, questa faccenda dei populisti sembra sistemare ogni cosa: tamponi sull’autostrada? Colpa dei populisti. Non ti viene il soufflé? Populismo!

E’ una nuova accezione della parola popolo che pare accettata a sinistra: come il colesterolo, c’è quello buono (progressista, che legge i giornali e vota come si deve) e quello cattivo (zozzoni). Un dibattito che non è solo inglese, basti pensare che la parola popolo qui si pronuncia “periferie”, cioè quelle che bellamente nelle recenti elezioni se ne sono andate facendo ciaone al Pd. Dopodiché, giù analisi sulle periferie che “le abbiamo abbandonate”, che “ora sono la priorità”, eccetera eccetera.

Il berlusconismo buonanima aveva risolto il problema privilegiando la “gente” a discapito del “popolo”, ma poi non aveva resistito al suo speciale populismo e si era battezzato Popolo delle libertà, un testacoda notevolissimo. Testacoda anche inglese, perché a chiamare il popolo a votare era stato quel Cameron (uno che ha studiato a Eton e Oxford, uno per cui il popolo è quello che ti sella il cavallo nella tenuta di campagna) che sperava nel plebiscito, e poi è passato da “dinamico leader” a “coglione conclamato”.

Eravamo abituati a pensare alla Gran Bretagna come a un posto decisamente fighetto, compostamente in coda alla Tate Gallery, e ormai quando qualcuno ci faceva vedere la vera Inghilterra (tipo Ken Loach) si mormorava: uh, che palle, ancora con questi poveri! E come sono brutti! Perché non si comprano qualcosa in Oxford Street?

Ma resta il problema: ammesso e non concesso che il 52 per cento dei britannici sia incolto, burino, razzista, ignorante, stupido ed egoista, quale democrazia matura mantiene più della metà del suo popolo in condizione di incultura, burinaggine, razzismo, ignoranza stupidità ed egoismo? E’ una specie di equazione della democrazia: se i poveri sono ignoranti bisognerà lavorare per avere meno poveri e meno ignoranti. Questo significa welfare e riduzione delle diseguaglianze, mentre invece da decenni – in tutta Europa e pure qui da noi – si è ridotto il welfare e si è aumentata la diseguaglianza. La sinistra dovrebbe portare il popolo alla Tate Gallery, non sputargli in un occhio dicendo che è diventato razzista. Eppure.

Che il popolo sia una gran rottura di coglioni è peraltro noto da sempre, chiedere a Luigi XVI, agli zar, ai tedeschi in ritirata sulla linea gotica. E in più ha una sua specifica tigna: o gli tocca qualche quota nella distribuzione della ricchezza e del benessere, oppure si incazza con modalità impreviste, anche deplorevoli. Ora va di moda dire che il popolo inglese ha seguito l’impresentabile Farage, che però vanta meno di un quarto dei consensi raccolti dalla Brexit. Così come qui prevale la moda di dire che il popolo poi sceglie Salvini, mentre Salvini conta, per fortuna, meno del due di picche. Insomma, abbiamo un problemino col popolo brutto, sporco e cattivo. Un tempo, quando si leggeva Marx (uh, che noia!) si sarebbe detto che siamo alle prese con una questione di classe. Oggi che tutto è più moderno e veloce, si sistema la questione archiviando il popolo come nemico, incolto, malvestito e un po’ ignorante. E’ più facile, è più smart, ma un po’ rischioso.

Dopo aver “fatto i conti” ti spezzo pure la rotula. Ma sempre in amicizia

26 Marzo 2016 da Emilio Conti

di Alessandro Robecchi – www.alessandrorobecchi.it

“Domani facciamo i conti” è una a frase che ci siamo sentiti dire tutti almeno una volta nella vita. Da mamma quando perdevamo il quaderno di matematica (correva la seconda elementare, credo), dal compagno di classe, forse persino dall’allenatore quando si batteva la fiacca e si veniva minacciati di dieci giri di campo punitivi. Beata gioventù. Poi, crescendo, “domani facciamo i conti” è una frase che non abbiamo sentito più, perché, da adulti, una simile provocatoria arroganza risulta irricevibile: è una di quelle cose che si dicono ai sottoposti, ai succubi e ai sudditi, una sottolineatura di potere che chi ha il potere veramente non userebbe. Pensare che “domani facciamo i conti” fosse l’esergo, la mirabile premessa, di una discussione interna del Pd mette una certa tenerezza a chiunque sappia vedere il lato B dell’arroganza, cioè la debolezza e l’insicurezza. Ma come al solito, è meglio portarsi avanti col lavoro e analizzare le prossime dichiarazioni programmatiche del presidente del consiglio, che è anche segretario del Pd, che è anche l’ispiratore della soave narrazione corrente. Ecco dunque alcune parole d’ordine che guideranno nei prossimi giorni la discussione nel partito di governo.
Ti rigo la macchina. Posizione moderata e interlocutoria rivolta a chi voglia votare (votare sì, ma anche solo votare) al referendum sulle trivellazioni del 17 aprile. Un referendum indetto tra gli altri da alcuni governatori del Pd sul quale il Pd, senza discussione, ha invitato ad astenersi. Annunciato da una serafica e svaporata dichiarazione della Serracchiani, l’ordine del giorno ha aperto un dibattito nella sinistra del partito: andare il taxi, a piedi, o non andare?
Ti metto la trielina nello spritz. Amichevole avvertimento a chi, a sinistra, sta valutando l’ipotesi di non votare i candidati renzisti alle imminenti amministrative. Non si tratta di una minaccia, certo, ma di una forma di pressione politica del tutto legittima della maggioranza del partito rispetto ad elementi fastidiosamente dissidenti. Si spera, con questo argomento denso di sostanza politica, di allineare la minoranza ai voleri della segreteria, vogliosa di ripianare con un sorriso il dibattito interno.
Ti abbandono in autostrada. Altra parola d’ordine per il sereno e costruttivo confronto interno al Pd. Gli hashtag consigliati dai guru della comunicazione per sostenere questo volonteroso invito al dialogo sono #luridigufi, #tisputo e #cosedigulag, parole distensive che dovrebbero – secondo le intenzioni del segretario – invogliare gli elettori riottosi o perplessi a sostenere convinti la segreteria. I membri della minoranza interna valutano l’apertura, apprezzano l’ammorbidirsi del toni e lodano la volontà di mediazione, ma ancora non si fidano del tutto.
Ti rompo una rotula. Finalmente un ordine del giorno della segreteria Pd che dichiara apertamente la voglia di confronto sereno e pacato con la minoranza. Dedicato a chi, all’interno del Pd, storce un po’ il naso per le vicende della famiglia Boschi, per l’accusa di bancarotta fraudolenta al padre della ministra diventato vicepresidente di banca dopo che lei è diventata ministra, una bizzarra coincidenza. Per la discussione, i tempi sono stati severamente contingentati, tutti potranno parlare per tre minuti, ma i membri della segreteria più vicini al premier potranno farlo utilizzando una mazza da baseball. La minoranza interna accetta in dibattito munita di vistose ginocchiere in ghisa.
Al termine di queste articolate discussioni, la direzione del Pd incassa il voto favorevole dei suoi membri e si rivolge alla sinistra interna, di cui ha bisogno per Sala a Milano, Giachetti a Roma e Valente a Napoli, con un appello che distende il clima e rasserena gli animi: “Siamo tutti una grande famiglia, vero, bastardi?”.

Oltre la frutta?

5 Marzo 2016 da Emilio Conti

Prendendo spunto dall’ultima notizia apparsa sulla stampa locale a proposito di una bolletta Enel di importo rilevante1 a carico del nostro Comune, vorrei proporre alcune considerazioni sulla crisi finanziaria in cui esso si dibatte.

Maxi bolletta Enel dunque. Così come viene riportata, la notizia mi sembra un po’ strana. Si parla, infatti, di un conguaglio di 83.000 euro. Ma, da quanto mi risulta, l’Enel è solita fatturare in base alla lettura elettronica dei contatori conteggiando, di conseguenza, il consumo effettivo e questo elimina di fatto qualsiasi conguaglio. I conguagli, solitamente, vengono effettuati per quelle utenze che prevedono i consumi presunti (acqua e gas) per far pagare il consumo effettivo. Ma, come dicevo sopra, l’Enel non fattura i consumi presunti. L’uso della parola conguaglio sarebbe quanto meno errato. Errore dell’articolista?. Forse. Che di conguaglio possa non trattarsi si può desumere anche dalle dichiarazioni di sindaco e assessore: “abbiamo pagato tutto” e “ricorreremo al Tar”. Se fosse effettivamente un conguaglio affermare che si è pagato tutto non vorrebbe dire assolutamente nulla. E’ un conguaglio! E perché ricorrere al Tar per un un conguaglio? Quindi ne deduco che forse non ce la stanno raccontando giusta.

Sia come sia, sta di fatto che sul nostro Comune è piovuta un’altra bella tegola. Con il bilancio conciato come sappiamo ecco un’altra bella picconata. Ma il peggio deve ancora arrivare. Dell’eccezionale aumento delle rette della scuola materna si è già detto. Quello di cui invece non si parla è che quest’anno nelle casse comunali verranno a mancare le entrate derivanti dalla tassa sulla prima casa che, come sapete, è stata abolita dal governo Renzi. Da una parte quindi maggiori spese e dall’altra minori entrate. Una situazione da far tremare i polsi. E non è finita.

Sulla nostra testa incombe una tremenda spada di Damocle chiamata Pizzamiglio che è in causa con il nostro Comune  e che chiede un risarcimento di 4 milioni di euro (per i dettagli di questa vicenda si vedano i post Se due milioni vi sembran pochi e Rifiuti). Possibilità che Pizzamiglio la spunti? Parecchie  anche se, magari, per una cifra inferiore. Mi sembra che affermare che siamo alla frutta sia un eufemismo, qui siamo oltre al caffè e all’ammazzacaffè!!

Quello che però mi lascia interdetto è come possa una persona istruita come il sindaco farsi trascinare in una simile situazione e non accorgersi in che trappola sta finendo. Misteri!

  1. “Maxi bolletta Enel, Belgioioso va al Tar” – La Provincia PAVESE – 3.03.2016 – pag. 18 []

Caro signor Luigi

3 Gennaio 2016 da Emilio Conti

Chi segue il blog fin dai primi giorni della sua comparsa sa già che tra i suoi estimatori (anche molto critici) ce ne sono due, assolutamente anonimi, che intervengono inviandomi lettere (nell’era di Internet ricevere ancora lettere per me è un piacere). In verità affermare che sono due è sbagliato, perché ne è rimasto solo uno che si firma Luigi.

E il signor Luigi non è che scrive lettere perché non sa usare il PC: il PC lo sa usare molto bene visto che le missive sono scritte con un word processor! Evidentemente preferisce esprimersi alla vecchia maniera.

Devo dire che apprezzo molto le sue critiche (non sono affatto ironico) che, a volte, mi hanno evitato di fare figuracce con errori ortografici non degni neanche di studenti delle elementari. Vorrei, con questo post, rispondere alle critiche rivolteci (non sono solo io che scrivo sul blog) nella sua ultima lettera. Tre, in breve, le critiche: 1) aver abbandonato di commentare la “disonesta e allucinante” azione della nostra amministrazione; 2) non esserci occupati, come avevamo fatto in passato, della questione AVIS e 3) non infierire sul sindaco Rogato. Ma il tutto si può riassumere con un “il blog non è più quello di una volta” (mio riassunto, se ho ben letto tra le righe).

Inizio dalla “disonesta e allucinante” azione amministrativa del Comune. Forse sbaglio, ma credo di interpretare anche il pensiero dei miei collaboratori, ma continuare a ripetere le stesse cose porta allo sfinimento, anche perché non c’è peggior cieco di chi non vuol vedere. E a Belgioioso di ciechi ce ne sono a vagonate. Credo che si debba commentare quando c’è qualcosa di nuovo perché continuare a ripetere che questa amministrazione sta sperperando e scialacquando a piè sospinto ormai non servirebbe sicuramente a convincere i suddetti ciechi. Dopo sette anni che abbiamo cercato di mettere sotto agli occhi dei cittadini quello che sta succedendo, vedere che non è servito a nulla, o quasi, può sfiancare anche un rinoceronte. Inoltre il mio sgur_di_trì, che era quello che andava a spulciarsi tutte le delibere e determine possibili e immaginabili, per sue ragioni personali ha smesso di collaborare con il blog e, dal momento che qui siamo tutti volontari, nessuno, men che meno il sottoscritto, può obbligare qualcuno a fare cose che non si sente di fare. Sto dicendo che è venuto a mancare un braccio fondamentale del blog. E il blog ne risente.

Per quanto riguarda la questione AVIS la taglio corta dicendo che “chi è causa del suo mal pianga sé stesso”. Quando mi sono permesso di levare una leggera critica (vedi il post La pubblicità è l’anima del commercio) ho ricevuto subito una lettera, anche se scritta a titolo personale, dal consigliere Attilio Clerici che si dichiarava “offeso” da quanto da noi scritto (vedi Avis di Belgioioso: una replica). Mi piacerebbe tanto, allora, che il sig. Attilio Clerici me ne inviasse un’altra per spiegare esattamente cos’è successo all’Avis. Gliela pubblicherei subito. Rigiro a Lei, Sig. Luigi, una domanda: perché appena uno riceve una critica reagisce immediatamente, mentre quando capitano cose ben più gravi tutto tace e si pretende che siano altri a sollevare questioni certamente più importanti?

Per quanto riguarda l’ultimo punto della lettera, vale a dire il mancato “infierire” sul sindaco Rogato, dirò subito che il verbo infierire non mi piace. Sul nostro sindaco vorrei rimandare a quanto a suo tempo scritto proprio da sgur_di_trì sul fatto che “cambiando l’ordine dei fattori il prodotto non cambia”. Sappiamo tutti che la pulzella conta come il due di picche a briscola e chi c’è dietro a tirare i fili. L’unica nota che potrei evidenziare è che, se quello che mi è stato riferito corrisponde al vero, questa signora va in giro a darsi delle arie che manco una cornamusa scozzese. Già vantarsi per qualcosa che si è ottenuto con le proprie forze non è certo esercizio di modestia. Vantarsi poi per meriti non propri, e sappiamo tutti di chi è il merito del suo essere sindaco, mi sembra un esercizio … non saprei neanch’io come definire. Infierire? Mah! Sicuramente la “cristiana pietà” non c’entra.

Il blog non è più quello di una volta? Vero! Perché allora non mi dà una mano Lei, Sig. Luigi?

Buon 2016

1 Gennaio 2016 da Emilio Conti

Così come per gli auguri di Natale altri benauguranti video musicali per l’anno che inizia!

Ah Venere! 😎

Evvai col blues!

Non ho trovato una versione live decente. Sorry!

Ve lo ricordate quello della talk box? E’ lui qualche annetto dopo! 😛 Intro trascinante.

Grande chitarrista scomparso prematuramente. 😥

Brava attrice e grandissima cantante!

Leggerotta ma piacevole. Loro sanno fare molto altro!

Potenza dell’amore? Perché no!

Modernissima ninnananna! 😎

Difficilmente ho trovato un mix così riuscito tra una band rock e un’orchestra sinfonica. E pure dal vivo!! Il brano, poi, è notevole così come gli interpreti. Buon anno!

Buon Natale 2015

25 Dicembre 2015 da Emilio Conti

Non ve lo dico neanche più. E già, ecco l’ormai tradizionale post augural-musicale natalizio. Buon ascolto e, soprattutto, tantissimi auguri.

Ma questo pezzo chi se lo ricordava più? 😛

Eccoli qualche anno dopo con un pezzo ancor più celebre.

Sapevate cos’è una talk box? Eccovene un esempio! 😆

E già! Assomigliano a degli altri!

Andiamo sul leggerotto!

Tre brave e, questo non guasta, belle (acconciature a parte) singer!

E visto che siamo in tema femminile beccatevi pure ‘sto duetto! 😈

Volete che vi faccia mancare un chitarrista? Giammai!

E questa voce possente?

Stessa, ma la versione è un po’ più sofisticata.  😎

Buon Natale! 😆

Nuova informazione e onestà intellettuale

15 Dicembre 2015 da Emilio Conti

Ho da qualche giorno scoperto, me ne è stata gentilmente data una copia, che nel paesello è stato distribuito un nuovo “giornalino”1 intitolato “La Basa la guarda in alt”2  che tradotto in italiano risulta essere “La Bassa guarda in alto” (vedi copia della prima pagina cliccando qui).

E qui, se fossi bsìa mi scapperebbe un “Per forza guarda in alto: è bassa!” 😛 Battute a parte, sono contento che un altro mezzo di informazione per i cittadini abbia fatto la sua comparsa a Belgioioso. Qualcuno che segue il blog si chiederà come mai un sito che è sempre stato, e sempre sarà, anti-leghista possa dichiarasi contento di un notiziario di quel partito politico. E’ presto spiegato. Innanzitutto perché l’informazione è sempre utile da qualsiasi parte arrivi. Secondariamente, e questo è sempre stato ribadito su questo blog, sarebbe anche ora che la gente incominciasse a riflettere su quello che è scritto giudicandolo per il suo contenuto e non, invece e purtroppo, su chi l’ha scritto (se non per verificarne la coerenza) e dove è stato scritto. E questa è stata sempre la nostra battaglia. Quindi, ben venga “La Basa la guarda in alt”.

 Ciò detto occorrerebbe che chi scrive certe cose faccia anche atto di auto-critica in modo che poi non lo si possa accusare di non essere onesto intellettualmente. Ed è quello che succede al “giornalino” in questione. Infatti, l’articolo in prima pagina intitolato “Considerazioni di pre-fallimento”, che prosegue in seconda, che è assolutamente condivisibile nel descrivere la tragica situazione di bilancio (e non solo) del nostro Comune, perde la sua efficacia non solo per la mancanza di autocritica, ma per mancanza di coerenza. Il sottotitolo del giornalino, infatti, è: “È BRUTTO DIRE: VE L’AVEVAMO DETTO!!!”. E uno si chiede: quando l’avete detto? Perché a noi del blog non risulta che la Lega abbia criticato la nostra amministrazione prima di adesso. Ma forse siamo noi che non ce ne siamo accorti. Nel qual caso ce ne scusiamo. Ma il problema è un altro.

 Il problema vero è che la Lega per ben due volte si è prodigata per far eleggere 1) per la seconda volta Zucca (si veda a questo proposito la mia analisi nel post I paradossi di Belgioioso) quando ben 435 votanti Lega Nord sostennero (a seguito ordini superiori) la lista Zucca nonostante fosse presente una lista della Lega e, così facendo, vanificando l’entrata in Consiglio comunale di un loro rappresentante; e 2) nell’elezione dello scorso anno quando, anche in questo caso, e sempre su direttive superiori, gli elettori leghisti furono invitati a votare la lista Rogato, stavolta però molti si sono rifiutati di seguire gli ordini impartiti.

E allora di che cosa stiamo parlando? Sarebbe stato bello iniziare la presentazione del “giornalino” con una dichiarazione del tipo: “Finora abbiamo sempre creduto nelle ultime due amministrazioni di Belgioioso, ma visti i risultati negativi ottenuti, vorremmo scusarci innanzitutto con i nostri elettori e poi con tutti i cittadini di Belgioioso”. Cosa che feci io quando misi in piedi questo blog. Dichiarai pubblicamente di aver votato Zucca (prima elezione) ma che, alla luce di quanto questo signore stava facendo, me ne ero profondamente pentito. Non aver fatto una dichiarazione simile fa apparire l’articolo “Considerazioni di pre-fallimento” come sciacallaggio politico e questo indipendentemente dal suo contenuto.

Ma forse qualcuno se lo merita …

  1. Non saprei come altro definirlo visto che è qualcosa di più di un volantino e di meno di un vero giornale, ma anche i primi giornali erano formati da sole quattro pagine []
  2. Veramente andrebbe scritto La Basä la guardä in alt []

No al canone Tv nella bolletta elettrica

27 Ottobre 2015 da Emilio Conti

In questi giorni fervono commenti e opinioni, sia sui giornali che nei social network, in merito all’intenzione del governo di inserire il pagamento del canone televisivo nelle bollette dell’energia elettrica. Il motivo sarebbe l’ingente evasione del suddetto canone. Sul fatto che la tassa televisiva venga alternativamente chiamata “abbonamento”, “canone” e/o “tassa di possesso” vi rimando al mio post Abbonamento, canone o tassa di possesso? in cui evidenzio che tali termini servono a dire tutto e il contrario di tutto.

Gli schieramenti, come al solito, si dividono tra chi è favorevole e chi è contrario. Io appartengo al secondo gruppo e spiego il perché.

Ormai il segnale televisivo è digitale, se il problema è l’evasione del canone basterebbe semplicemente criptare il segnale dei canali RAI per cui chi li volesse vedere ancora dovrebbe semplicemente acquistare una tessera da inserire nel decoder a un prezzo pari all’attuale canone (euro 113,50) e della durata di dodici mesi (più uno). Tecnicamente, quindi, il problema verrebbe risolto in maniera molto semplice. Troppo semplice, perché la questione non è tecnica, ma politica.

Se si adottasse la soluzione appena descritta ci si potrebbe trovare di fronte al fatto che molti eviterebbero di acquistare la “tessera RAI” accontentandosi di vedere i canali in chiaro delle TV commerciali. Il risultato sarebbe che si eviterebbe sì l’evasione, ma con il rischio di perdere delle entrate notevoli che addirittura potrebbero essere anche maggiori dell’attuale evasione. Soluzione quindi impraticabile? Mica tanto.

Per evitare questo scenario la soluzione è quella di rendere appetibile l’acquisto della “tessera RAI” proponendo programmi che attirino l’attenzione dei cittadini. E questo significa attuare una vera concorrenza ai canali commerciali che comporta, tra l’altro, un notevole ridimensionamento dell’elefante RAI e la valorizzazione di personale veramente qualificato e non con tessere di partiti vari.

Ed è qui che, come si dice, casca l’asino: pensare che una classe politica, la più incapace e corrotta d’Europa, rinunci a comandare in RAI è un sogno ad occhi aperti. In quale stato trovi programmi che danno voce alle più idiote scemenze dell’ultimo, ma più spesso del primo, politico?

Concludendo: la soluzione tecnica c’è, ma, come al solito, si preferiscono soluzioni populiste e che violano i diritti, non dico del cittadino ma del consumatore.

Un ricordo di Giulio Giuzzi

28 Settembre 2015 da Emilio Conti

Non posso dire di essere stato un amico di Giulio Giuzzi, nel significato più profondo del vocabolo.  Certo ci conoscevamo da quando si viaggiava sul nostro treno per studiare all’istituto tecnico, ma, allora, due anni di differenza sembravano una distanza incolmabile: noi più vecchi formavamo la nostra compagnia mentre i più giovani la loro.

Un avvicinamento ci fu quando partecipai a una commissione d’esame in Comune proprio quando sindaco di Belgioioso era lui. Ma anche quello fu un episodio unico.

L’avvicinamento definitivo è avvenuto quando decisi di mettere in piedi questo blog. Da quel momento Giulio, che era consigliere di minoranza in Comune, si interessò a questa mia iniziativa e cominciò a inviarmi notizie preziose e molto accurate sulla attività sua e della maggioranza in Consiglio. Non solo, molto spesso mi “intercettava” per le vie del paese e si fermava, lui con la sua bicicletta, a chiacchierare a lungo e piacevolmente. Da allora ho avuto l’impressione di avere a che fare con una persona corretta, precisa, pacata, alla mano e sempre cortese, e anche quando questo blog faceva le pulci al suo gruppo di opposizione, mai una volta ha avuto da recriminare su quanto sostenevamo.

Che fosse gravemente ammalato lo appresi già dallo scorso autunno quando un mio compagno di bevute caffeiniche corteolonesi me lo riferì. E quello che lo colpì maggiormente fu il modo in cui lo informò della malattia: “Me l’ha detto come se mi stesse dicendo che aveva un po’ di mal di gola!”. Non lo conoscevo ancora approfonditamente, ma da quel poco che avevo capito di lui il modo in cui informò il comune amico non mi stupì.

Lo voglio ricordare così, non per la sua carriera politica, non per la sua carriera giornalistica, ma per il coraggio e la dignità con cui ha affrontato quel terribile male. In una parola, voglio ricordare l’uomo.

Sforzarsi di capire

26 Settembre 2015 da Emilio Conti

Leggo oggi nella rubrica “LETTERE” del La Provincia PAVESE la risposta di Francesco Di Giacomo a una mia lettera pubblicata sullo stesso quotidiano una settimana fa circa. Mi vedo costretto a controbattere sul blog in quanto il quotidiano non accetterebbe una controreplica.

Il Di Giacomo evidentemente, forse a causa della frettolosità con cui ha letto la mia sostiene delle argomentazioni che con il tema non c’entrano assolutamente oltretutto cadendo in una mostruosa contraddizione (ecco perché penso alla frettolosità).

Qual’era il succo della mia lettera? Semplice: criticavo il ricorso alla querela fatta dall’assessore Zucca nei confronti di un non meglio precisato trentenne che l’avrebbe insultato su Facebook. Dal momento che i social network permettono di rispondere immediatamente e per le rime mi sembra una sciocchezza far spendere soldi ai cittadini in cause che, sempre a mio parere, lasciano il tempo che trovano (a meno che lo scopo non sia l’intimidazione). Inoltre motivavo la mia posizione con il fatto di essere stato insultato proprio dallo Zucca e proprio su Facebook e ciò nonostante non abbia fatto una piega e abbia risposto nelle sedi appropriate. Come dire: “tu insulti gli altri e poi quando insultano te quereli?”1

Come mi risponde il Di Giacomo? Con la solita storia del gestore “di un blog che contiene e ospita anonimi interventi spesso offensivi e che riporta notizie a volte vere, ma comunicate, secondo me, troppo spesso in modo distorto, poi non ci si può erigere a difensore della libertà sul web“.2

Sugli interventi anonimi ho già più volte risposto negli anni scorsi e non voglio perdere tempo a ribadire ciò che ho già scritto in merito. Riguardo alle notizie vere ma comunicate in modo distorto mi piacerebbe che almeno una volta, visto che l’indirizzo e-mail del blog è facilmente reperibile, almeno il Di Giacomo si degnasse di segnalarmi quelle che, parole sue, sarebbero delle distorsioni. Invito che ho sempre fatto ma che è sempre caduto nel vuoto.

Ma il bello viene alla fine. Secondo lui, proprio per questi motivi, non mi posso ergere a difensore della libertà del web!!! Ma come, mi si accusa di far scrivere persone anonime, e questa non è libertà? Inoltre, ma forse gli è sfuggita pure questa, il blog aderisce a Creative Commons anche questo un segno di mancanza di libertà? Qui la contraddizione è palese!

Certo, rivendico con orgoglio di essere un sostenitore della libertà del web, e non solo. E se c’è da ergersi mi ergo.

P.S. Il Dr. Di Giacomo qui trova la prova degli insulti da me ricevuti e lo invito a segnalarmi in quali post del blog ha riscontrato frasi della stessa pesantezza. Gli faccio notare, inoltre, che la Provincia Pavese non avrebbe pubblicato la mia lettera se non gli avessi fornito le prove di quanto andavo sostenendo.

  1. Colgo l’occasione per chiarire che un conto sono gli insulti e un conto sono le accuse (corruzione, furto, concussione, ecc.): in quel caso non c’è social che tenga. []
  2. La sottolineatura è mia []