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A da passà ‘a nuttata!

10 Dicembre 2009 da sgur_di_tri

Che non siamo messi molto bene, lo sapevamo già, ma ora ce lo conferma anche il Censis (Centro Studi Investimenti Sociali) nel suo Rapporto 2009 sullo stato di salute dell’Italia, presentato alla stampa nei giorni scorsi. Il Rapporto è molto articolato, con dati e raffronti davvero interessanti, e fotografa la realtà italiana in questo “annus horribilis”.

Nel documento si afferma, con una frase molto significativa, che la società italiana “sta vivendo in apnea”, cioè starebbe col fiato sospeso in attesa che la crisi finisca. In sostanza, gli Italiani aspetterebbero tempi migliori e non sembrano credere molto ai richiami all’ottimismo diffusi a piene mani da esponenti del Governo. Anzi, paiono alquanto scettici di fronte a parole d’ordine del tipo “il peggio è alle spalle”, e lo sono per il semplice fatto che tante aziende, anche quelle che sembravano le più solide, continuano a ridurre il personale o addirittura a chiudere i cancelli.

Nel leggere il Rapporto del Censis, si ha la sensazione che gli Italiani stiano vivendo questa difficile situazione come fosse un dopoguerra, dove una parte dell’economia sembra svanita, e in cui le fabbriche, svuotate delle persone, non sono da ricostruire, ma da far ripartire (che è la cosa più difficile).

Una situazione in cui una famiglia su quattro (c’è anche chi dice una su tre) fa fatica ad arrivare a fine mese, e che, per necessità, è costretta ad attingere ai risparmi accumulati nel tempo, oppure, se può, dilaziona i pagamenti o chiede un prestito. Ormai, si taglia su tutto, si mettono al bando gli sprechi e si ridefiniscono i consumi. Si va nei supermercati alla ricerca delle offerte e dei tre per due, e in cucina si riscopre la nobile arte di riutilizzare gli avanzi più che si può.

Si vive “in apnea”, come si diceva, nella speranza che questa crisi passi al più presto, ma si ha anche il grande timore che ci vogliano anni prima che tutto torni come prima, o, peggio ancora, che  l’economia italiana si assesti su un livello più basso rispetto ad un anno fa, e non faccia più rientrare nel mondo del lavoro quei lavoratori che ne sono stati espulsi in questi mesi.

Cosa verrà dopo la crisi? A questa domanda il Rapporto del Censis risponde così: «Nella psicologia collettiva c’è nel profondo un dolente mix di stanchezza e vergogna per i tanti fenomeni di degrado valoriale, o almeno comportamentale, che caratterizzano la vita del Paese. E c’è, di conseguenza, la speranza di uscirne con una propensione a pensare al dopo, a una società capace di migliorarsi». Non si finisce più di sperare.

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