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Macchine abbandonate, tavolini su piste ciclabili ed altro.

8 Maggio 2014 da Emilio Conti

Ricordate la macchina abbandonata da più di un anno in via Giovanni XXIII? Ne avevo parlato nel post Il controllo del territorio sottolineando, in particolare, la rimozione delle targhe che potevano essere usate per compiere qualche reato. Ebbene, qualche giorno fa mia moglie, recandosi al cimitero, nota che la macchina è stata, finalmente, rimossa. Nei pressi incontra una sua conoscente che abita nella via e le si rivolge con queste parole: “Vedo che hanno levato l’auto che era qui da più di un anno!“. La conoscente risponde con soddisfazione affermativamente e le racconta com’è avvenuta la rimozione. E conclude: “Era un vero sconcio. E poi, pensi, avevano tolto le targhe che potevano usare per compiere un qualche altro reato!“. Evidentemente la signora in questione o legge il nostro blog oppure le è stata riferita correttamente l’osservazione che avevo espresso nel post suddetto. Sia come sia, a qualcosa, “pare”, serviamo! 😆

Quante volte avete sentito il nostro sindaco decantare le virtù delle straordinarie piste ciclabili di Belgioioso? Innumerevoli volte! In particolare le due più “spettacolari”: quella di via Trieste e quella di via Cavallotti.  Avvertimento a tutti coloro che voglio percorrere quest’ultima pista ciclabile: “fate molta attenzione, procedete con cautela perché potreste andare a sbattere contro i tavolini, le sedie e/o gli ombrelloni che su quella pista ciclabile sono stati messi da un bar. Nel caso di caduta, potrete sempre riprendervi bevendo un cordiale nello stesso bar”. :mrgreen:

Non so se avete seguito la querelle sorta tra Costa e Zucca a proposito dell’intervista che il sindaco ha rilasciato al settimanale Il Ticino. Ebbene, per coloro che non ne fossero a conoscenza, pare che Zucca, nell’intervista, abbia lanciato pesanti accuse alla gestione del comune nel periodo in cui Costa era sindaco. Ovviamente Costa, ritenendole prive di ogni fondamento, ha risposto puntualmente chiedendo la pubblicazione della sua precisazione nei termini della legge sulla stampa. La lettera si concludeva così (riferendosi a Zucca): “Infine un avvertimento, anzi una promessa: per questa volta mi limito a fare la presente precisazione. La prossima volta ti querelo.” Caro Costa, visto l’interlocutore che aveva di fronte, forse sarebbe stato meglio passare direttamente ai fatti, senza alcun avvertimento.

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